lunedì 24 dicembre 2012

Buon Natale

Nonostante la grande passione per la fotografia non ho trovato l'ispirazione per fare qualche scatto sul tema Natalizio da utilizzare per gli auguri. In realtà non è una novità di quest'anno, ma un copione che si ripete ad ogni Natale... giorni a pensare, progettare, guardare in rete alla ricerca di ispirazione, e poi il tutto si esaurisce in un nulla di fatto. 

Per farvi gli auguri approfitto di una foto scattata pochi giorni fa, in visita ad una cara amica. Il tema ed i colori Natalizi ci sono... per i più superstiziosi c'è anche il gesto ragalatomi dalla piccina, auspicio di un 2013 frizzante e pieno di belle cose. 

Tanti carissimi Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti voi!

A presto :)
Flavio


lunedì 26 novembre 2012

Steve McCurry - Viaggio intorno all'uomo: impressioni

Un mese fa anticipavo in questo post l'inaugurazione della mostra "Steve McCurry - Viaggio intorno all'uomo" a Palazzo Ducale, Genova. 

Sabato scorso sono riuscito ad organizzare una visita con un gruppetto di amici appassionati di fotografia, una dozzina in tutto, giunti un po' da tutta Italia (Milano, Torino, Forlì, Bologna, Cuneo, Savona...). La giornata è trascorsa in modo estremamente piacevole, chiacchierando (tanto) e scattando (poco). Incontro alle nove presso la stazione Brignole, focaccia in Via San Vincenzo (davvero buona, è una tappa che consiglio a tutti coloro che dovessero trovarsi a passare per Genova), giro per i vicoli del centro storico... pranzo dall'ottimo Maxelâ, una macelleria dove è possibile gustare ottima carne e piatti della tradizione ligure (consiglio a tutti il minestrone alla genovese con il pesto, una bontà).

Nel pomeriggio la mostra. All'ingresso viene consegnata un'audioguida (compresa nel prezzo del biglietto) che fornisce informazioni su una cinquantina dei 200 scatti esposti. Nella prima sala le foto sono di dimensioni generose, appese su sfondo nero ed illuminate da faretti in modo tale da enfatizzare i colori e rendere le immagini quasi tridimensionali. Qui alcuni dei ritratti più famosi ed una selezione delle foto scattate da McCurry con l'ultimo rullino della famosa kodachrome che è stato prodotto.

Qui mi ha colpito in particolar modo l'immagine di una ragazza scattata in Pakistan, un ritratto di straordinaria intensità che a mio avviso non ha nulla da invidiare al famosissimo scatto della ragazza Afgana che ha fatto la fortuna di McCurry. 

"Questa ragazza era fuggita dalla guerra civile in Afghanistan e viveva in Pakistan quando McCurry scattò questa foto. Il delicato scialle verde, i suoi occhi blu intenso e lo sguardo sereno, tutto ciò suscita un profondo senso del religioso".

Un'altra immagine di straordinaria intensità, quella che mi ha colpito maggiormente, rappresenta un piccolo bambino peruviano, lacrime agli occhi e pistola in mano. Arrivato a casa ho cercato informazioni su questo scatto ed ho trovato le parole sello stesso McCurry. 

"Ho visto questo giovane ragazzo piangere sul lato della strada in un villaggio in una zona montuosa del Perù. Alcuni degli altri bambini con cui stava giocando lo stavano tormentando. Egli aveva una pistola giocattolo in mano, mi avvicinai per vedere se potevo aiutarlo, ma il bambino non è stato in grado di rispondere perché era così sconvolto. Si allontanò verso la sua casa."

Con il rischio di essere noioso ho voluto parlare nuovamente di questo argomento per trasmettervi il mio entusiasmo all'uscita dalla mostra e per raccomandare a tutti gli appassionati di fotografia di non farsi sfuggire questa occasione. Le mie impressioni sono state confermate dagli altri amici con i quali ho trascorso la giornata e, origliando con discrezione, dalle parole che si scambiavano fra di loro gli altri visitatori fuori da Palazzo Ducale. Sono stati sicuramente 12 euro spesi bene.

Buona visita a tutti :)
Flavio






venerdì 9 novembre 2012

Gli sport di resistenza fanno male


Leggendo il Daily Mail Online ho trovato una interessantissima lettura relativa ai danni provocati da alcuni sport praticati in modo estremo. Vi propongo un sunto (parziale traduzione) di questa interessante lettura:

L'esercizio fisico in eccesso fa male al cuore ed a lungo termine può causare pericolosi danni, dicono gli scienziati.

Esercizi estremi come la maratona possono danneggiare il cuore in modo permanente e portare all'insorgenza di anomalie del ritmo cardiaco, avvertono i ricercatori. Essi dicono che il limite superiore di sicurezza per la salute del cuore è un massimo di un'ora al giorno - limite oltre il quale c'è poco beneficio per l'individuo. Una ricerca condotta da studiosi americani  dice che programmi intensivi di allenamento e competizioni estreme di resistenza possono provocare, a lungo termine, danni al cuore delle persone che li praticano.

Attività come maratone, "iron man" triathlon sulla distanza e  corse molto lunghe in bicicletta possono  causare cambiamenti strutturali nel cuore e nelle grandi arterie in grado di portare a lesioni nel tempo. L'autore di questo studio, il dottor James O'Keefe dell'Ospedale San Luca di Kansas City, ha detto che l'esercizio è generalmente benefico per la salute ma, qualora praticato per periodi eccessivi,  potrebbe ribaltare questa situazione di beneficio  a diventare dannoso. 
Egli afferma che l'esercizio fisico, anche se non è un farmaco, possiede molte caratteristiche di un potente agente farmacologico. Un programma di attività fisica quotidiana può essere molto efficace per la prevenzione e il trattamento di molte malattie, tra cui le malattie coronariche, l'ipertensione, lo scompenso cardiaco, e l'obesità. Tuttavia, come con qualsiasi sostanza farmacologica, esiste un limite di sicurezza superiore oltre il quale gli effetti negativi dell'attività fisica, come ad esempio traumi muscolo-scheletrici e stress cardiovascolare, possono superare i benefici.

Un articolo pubblicato sulla rivista medica Mayo Clinic Proceedings (mosto di credito) ha esaminato alcuni studi che specificano i meccanismi, la fisiopatologia e le manifestazioni cliniche di danno cardiovascolare causati dall'eccesso di attività fisica di resistenza. Secondo il Dr O'Keefe ed i colleghi la ricerca suggerisce che la pratica di sport estremi di resistenza può causare modifiche cardiovascolari strutturali transitorie e che queste possono tornare nella norma in una settimana circa. Tuttavia per alcuni individui il ripetersi di queste lesioni nel corso di mesi  può portare allo sviluppo di "chiazze cicatrici" in alcune aree del cuore ed a conseguenti anomalie del ritmo cardiaco.
In uno studio, circa il 12 per cento dei maratoneti apparentemente sani hanno evidenziato "chiazze cicatrici" al miocardio e durante due anni di follow-up le malattie coronariche si sono dimostrate significativamente più alte nei maratoneti rispetto ai non maratoneti. Lo studio ha inoltre evidenziato che questi atleti sviluppano comunemente elettrocardiogrammi anormali. Sport di resistenza come la corsa, il ciclismo professionale o le ultra-maratone sono stati associati con l'aumento di cinque volte della fibrillazione atriale o anomalie del ritmo cardiaco. L' eccessivo esercizio fisico prolungato può anche essere associato ad altri problemi cardiaci tra cui irrigidimento della parete arteriosa.

Il Dr O'Keefe ha sottolineato che i risultati dello studio non devono compromettere il messaggio che "l'esercizio fisico è un bene per la maggior parte delle persone". Le persone "fisicamente attive" sono molto più sane rispetto alle loro omologhe sedentarie e l'esercizio fisico è una delle cose più importanti che si dovrebbero fare quotidianamente. Le linee guida del governo americano consigliano agli adulti di fare esercizio aerobico cinque volte alla settimana per 30 minuti o più per ottenere benefici per la salute. I bambini devono praticare almeno 60 minuti di moderata attività fisica al giorno,  praticando sport, camminando a ritmo sostenuto o correndo. L'esercizio aerobico si ottiene attraverso sport come jogging, corsa, ciclismo, tennis e nuoto. Il livello di sforzo aerobico dovrebbe essere tale da far aumentare la frequenza cardiaca a 120 battiti al minuto ed oltre, con attività che comprendono una camminata veloce e il nuoto. Ma anche fare una passeggiata in giardino è considerato come come una sana attività fisica.


Proprio adesso che mi stavo convincendo a partecipare alla "Marathon des sables" :)



venerdì 19 ottobre 2012

Steve McCurry - Viaggio intorno all'uomo

Palazzo Ducale a Genova ospiterà, dal 8 ottobre 2012 al 24 febbraio 2013, la mostra fotografica Steve McCurry  - Viaggio intorno all'uomo. 

Dal sito della mostra: Oltre 200 fotografie di grande formato compongono la mostra antologica che raccoglie i più celebri scatti degli ultimi 30 anni del fotografo di Philadelphia: intensi ritratti, paesaggi mozzafiato, strade che si perdono all'orizzonte concorrono a creare un percorso espositivo ricco e pieno di suggestione, dove le foto si accostano per assonanza di soggetti ed emozioni, mostrando i legami che accomunano luoghi e persone, seppur in latitudini diverse. 


Volti di bambini, pastori, guerrieri e lavoratori che raccontano tutta la drammaticità della guerra e la precarietà dell'esistenza, ma sempre con estrema dignità: sono immagini di una bellezza rara che riescono a restituire il senso e la profondità della vicenda umana. 


Accanto agli scatti che lo hanno reso celebre in tutto il mondo – come il ritratto della ragazza afgana apparso sulla copertina del "National Geographic" nel giugno del 1985 - saranno presentati, nell'allestimento di Peter Bottazzi, i lavori più recenti insieme ad alcuni inediti mai esposti e il progetto The last roll con le 32 immagini scattate utilizzando l'ultimo rullino prodotto dalla Kodak, gli ultimi viaggi a Cuba, in Thailandia e in Birmania, con una spettacolare serie di immagini dedicate al Buddismo, alcune delle fotografie dei recenti soggiorni italiani e infine una selezione assolutamente inedita della campagna fotografica appena realizzata in Tanzania nell'ambito del progetto Tierra!, una collaborazione a lungo termine con Lavazza, che ha già toccato l'America Centrale. 

Le fotografie di McCurry, sempre guidato da un'innata curiosità e senso di meraviglia per il mondo e per le cose che lo abitano, sono fortemente liriche ed evocative e catturano lo spirito, la grandezza e la bellezza dei paesaggi e della varia umanità incontrata.


La visita alla mostra potrebbe essere un'ottima occasione per conoscere una bellissima città, spesso sottovalutata... anche dai suoi stessi abitanti. Chi arriva in treno, in funzione della località di provenienza, potrà scendere alla stazione di P.ta Principe o alla stazione Brignole, entrambe a pochi minuti a piedi da Palazzo Ducale, dove si terrà la mostra. I percorsi che portano dalle due stazioni ferroviarie alla mostra sono profondamente diversi tra loro: il primo è un'immersione nella cultura e nella storia di Genova, passando per Via Balbi e Via Garibaldi che con i loro maestosi palazzi erano un tempo considerate il salotto buono d'Europa; il secondo è un percorso fra le focaccerie ed i bar di Via S. Vincenzo e le vetrine di Via XX Settembre, cuore delo Shopping e del passeggio dei genovesi.

Dove mangiare: Inutile sostituirsi ai servizi facilmente reperibili in rete ma, per chi volesse spendere "il giusto" senza camminare troppo, potrei consigliare il Brutannia Pub, il più vecchio pub di Genova, nato nel lontano 1974. I prezzi sono buoni, la qualità è buona, la scelta dei piatti è vasta e varia. Qui un articolo/recensione del Britannia e qui la mappa con il percorso per arrivare al Pub partendo da Palazzo Ducale.


La mostra: Viaggio intorno all'uomo - Steve McCurry 

Dove: Palazzo Ducale, Piazza Matteotti 9 - 16123 Genova [mappa]
Tel. 0039-0105574000


Quando: 8 ottobre 2012 – 24 febbraio 2013 

Orari: da martedì a domenica con orario 10-19 
lunedì con orario 14-19 

Info e prenotazioni: Civita, tel. 199757513, servizi@civita.it 
Palazzo Ducale, tel. 0105574004 

Biglietti: € 12 intero, € 9 ridotto giovani fino a 25 anni, universitari con tesserino, gruppi di almeno 15 visitatori, maggiori di 65 anni, titolari di convenzioni appositamente attivate 
€ 4 ridotto scuole primarie e secondarie e minori di 18 anni 











venerdì 5 ottobre 2012

La corda per saltare

Nelle ultime tre settimane non c'è stata una sola giornata di sole e di uscire per fare attività fisica, camminata veloce o bicicletta che sia, non se ne parla proprio. La sola idea di tornare a casa bagnato come un pulcino dopo essere stato investito da un temporale è un deterrente contro il quale la mia forza di volontà non può nulla. Facendo zapping sono capitato su Real Time ed ho visto qualche minuto di "il cibo ti fa bella", trasmissione dove la protagonista di turno viene sottoposta ad un rigido programma fisico ed alimentare per smaltire qualche chilo di troppo accumulato nel tempo. Le solite cose, eliminazione del cibo spazzatura, parti regolari, corsa, bicicletta, ginnastica e... la corda per saltare.

La corda per saltare è l'alternativa economica per chi volesse fare un po' di movimento senza costringersi alla tortura di una palestra o ad un investimento economico di un certo peso (iscrizione in palestra, abbigliamento adeguato ed iperfigo per non farsi guardare come un marziano, costo di una bicicletta o di attrezzatura da palestra). La si può praticare comodamente in casa (a patto di avere soffitti alti e di abitare al primo piano o sopra un appartamento vuoto), senza doversi fasciare in scomode tutine tecniche... volendo anche in pigiama. Mi sono documentato sull'uso di questo "arnese" e riporto qui alcune delle informazioni che ho raccolto.

Con un impegno iniziale di soli 15 minuti al giorno si possono bruciare ben 200 calorie permettendo, senza un grande sforzo, di perdere un buon chiletto già nei primi quindici giorni di attività. Il beneficio, oltre che in termini di peso, sarà apprezzabile per quanto riguarda la resistenza cardiaca e la capacità polmonare. Si dovrà (o potrà...) aumentare da quindici a trenta minuti al giorno dopo le prime due settimane, dopo il primo mese se si è particolarmente pigri e se non si è interessati a risultati nel brevissimo termine.

Alcune regolette:

  • Saltare con la corda è questione di allenamento e coordinamento: iniziamo ad allenarci saltellando sul posto senza corda, per abituarci al ritmo e guadagnare equilibrio.
  • Tenere la schiena dritta senza piegarsi in avanti per guardate i piedi; meglio individuare un punto fisso da osservare davanti a noi.
  • Tenere i gomiti vicini al corpo; bisogna imparare a muovere la corda con la forza dei polsi e saltare con la punta dei piedi, tenendo ossia i calcagni sollevati.
  • Saltando più in alto non consumeremo più calorie ma, al contrario, ci stancheremo di più ed inutilmente.

La corda c'è, bisogna trovare solo la voglia di iniziare.
Che la corda per saltare sia con voi...





giovedì 9 agosto 2012

Muore dopo aver visto troppo sport

Può sembrare assurdo ma, come avevo già scritto tempo fa in questo post, lo sport fa male anche quando non viene praticato attivamente, bensì solo guardato in televisione o in un impianto sportivo.

Il Sig. Conrad Readman, 49 anni, aveva preso due settimane di ferie per poter assistere al maggior numero possibile di gare alle olimpiadi in corso a Londra, registrando quelle cui non poteva presenziare personalmente. Sul suo profilo Facebook, da cui è tratta la foto, documentava quotidianamente con alcuni scatti gli avvenimenti cui assisteva. La sua avventura però si è tragicamente conclusa durante una gara di ciclismo su pista; dopo essersi sentito male si è recato in bagno e qui è stato stroncato da un infarto.

Si tratta certamente di un caso sfortunato, ma non potevo certo lasciarmi sfuggire questa notizia, tanto triste quanto curiosa, e riproporvela sul blog.

Potete trovare qui l'articolo integrale pubblicato sul Corriere della Sera online.




mercoledì 25 luglio 2012

Lo spread e la bicicletta

Spread alle stelle, disoccupazione in aumento, Moody's che un giorno si e l'altro pure accende la miccia e ci butta sopra un bel po' di benzina... tutto questo rafforza ogni giorno di più quella sensazione di insicurezza e paura per il futuro che mi pervade da mesi. La bolla economica, l'economia reale distante anni luce da quella virtuale su cui si basano i mercati, la fine della crescita... da tutti questi discorsi sembra potersi trarre solo una conclusione: per anni abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità ed in futuro ci dovremo abituare a condurre una vita più morigerata, rinunciando a qualche lusso ed a qualche bene voluttuario.

-> devo fare qualcosa per prepararmi ed abituarmi!


Non posso rinunciare al satellite ed alla connessione ADSL ultraveloce, questa è la prima certezza.
Posso rinunciare all'utilizzo dell'auto, almeno per i piccoli spostamenti quotidiani verso il posto di lavoro.


L'ho vista, è lei: la Original 5 red, una bicicletta "polivalente" (come la definisce la pubblicità della Decathlon) è la soluzione ai miei problemi. Una soluzione anche abbastanza economica, solo 229 euro. Ma (c'è sempre un ma), per essere la soluzione ai miei problemi, deve dimostrarsi economicamente vantaggiosa ed è necessario un attenta analisi costi/benefici.

Partiamo dai giorni lavorativi che, in un anno, sono circa 220  (al netto di ferie, festività varie). La statistica dice che negli ultimi anni abbiamo avuto circa 100 giorni piovosi per cui, distribuendoli sui sette giorni della settimana, possiamo   dire che 72 di questi sono stati lavorativi. A causa del freddo e delle basse temperature considero che per tre mesi non potrò utilizzare la bicicletta e, facendo un po' di calcoli e qualche approssimazione, giungo alla conclusione che potrei utilizzare la bicicletta per un numero di giorni che varia tra i 70 ed i 100. 

Percorro quotidianamente 8 km per andare al lavoro e tornare a casa, la benzina costa circa 1.8 euro al litro... Utilizzando la bicicletta risparmierei dai 90 ai 130 euro di benzina l'anno ed impiegherei almeno due anni per ammortizzarne il costo, vedendone i primi frutti nel 2015. L'investimento è dunque a medio termine, una sorta di BTP triennale...

Il mio percorso verso l'economia reale ed una vita morigerata parte in salita :(






martedì 19 giugno 2012

Fotografia in vacanza



 La fotografia in vacanza è qualcosa che non mi è proprio congeniale. Migliaia di fotografie scattate con grande entusiasmo negli ultimi anni e puntualmente riviste con delusione al computer al rientro dalle vacanze mi hanno convinto di questo.

Quando ci si trova in un luogo lo si "assapora" sfruttando tutti i sensi, sentendosi totalmente immersi in esso e coinvolti da suoni ed odori, lo si naviga in tempo reale ruotando lo sguardo oppure assistendo immobili a ciò che si muove attorno a noi. Vorremmo, nei nostri scatti, poter catturare tutto ciò. La minuzia con cui componiamo l'immagine, l'entusiasmo del momento in cui sentiamo il click ci convincono che questo sia possibile. Solo la successiva visione delle foto, a distanza di giorni, ci mette di fronte alla nuda realtà, alla impossibilità di ritrovare nelle nostre foto tutto quell'insieme di sensazioni vissute al momento del click.

Quando guardiamo le foto di viaggio scattate da altre persone invece ci troviamo ad esclamare "che bella, stupenda", anche per alcune immagini che di straordinario non hanno nulla. Stiamo guardando la loro visione di quella scena, le nostre sensazioni di osservatori non sono viziate da preconcetti... non abbiamo vissuto l'attimo del click come l'autore e siamo liberi di immaginare suoni, odori, di ricreare nella nostra mente una realtà perfettamente aderente alla fotografia appena vista.

Ho usato il plurale per descrivere la mia esperienza ma, discutendone con amici e conoscenti, ho raccolto spesso sensazioni simili alla mia.


Da qui la domanda: perchè spendere un sacco di tempo ed energie per scattare fotografie che poi non mi soddisfano, per catturare immagini verosimili ma non aderenti a ciò che ho realmente vissuto al momento del click? Per rispondermi è stato sufficiente ripensare alle ultime vacanze o "gite fuori porta", al piacere che ho provato nel lasciare a casa la costosa attrezzatura reflex preferendo la ben più modesta Olympus PEN), smettendo di ricercare inquadrature spettacolari e scattando in modo più istintivo, pensando solo a portare a casa la foto ricordo.

Estremizzando questo concetto, durante l'ultima vacanza voluto provare qualcosa di nuovo - almeno per me - e mi sono affidato al cellulare ed all'odiato Instagram. I risultati non sono stati malvagi; immagini così distanti dalla realtà che, nel momento in cui le riguardo, mi costringono a ripensare a quei momenti, a cercare nella mia memoria i rumori e gli odori presenti sulla scena, a ripercorrere i movimenti di ciò che mi circondava al momento del click.

L'odiato Instagram, utilizzato come forma di espressione e non come strumento per sentirsi "alla moda" ed allineati al trend del momento, può rivelarsi una soluzione interessante per quei fotografi che in vacanza vanno in crisi d'identità... fotografica, si intende.


mercoledì 9 maggio 2012

Instagram & C. - La fotografia

Ho iniziato a riflettere sul fenomeno del momento, Instagram, e non nascondo un iniziale senso di frustrazione. Aver dedicato anni a coltivare ed approfondire la passione per la fotografia, investito cifre importanti per tenere aggiornata la mia attrezzatura fotografica, speso tantissime ore per perfezionare tecniche di fotoritocco... assistere poi all'avvento di Instagram che, con un semplicissimo ed economico telefonino permette a tutti di immortalare attimi della propria vita e realizzare scatti accattivanti, mi ha dato molto da ppensare. Per certi versi l'ho presa un po' a male vedendo l'incredibile successo di queste immagini e, di conseguenza, dei loro autori; persone che spesso non hanno mai avuto la minima passione per la fotografia e che talvolta, un po' come in un gregge, si sono semplicemente buttati ad occhi chiusi nella mischia per dire "io c'ero" - anzi - "io ci sono". Le mie foto, belle o brutte che possano essere, fatte con tanta fatica, talvolta frutto di levatacce al mattino presto o di ricerche estenuanti delle migliori condizioni possibili, non vengono minimamente considerate. Queste Instagram invece le trovi dappertutto, blog e riviste, televisione, a torto o a ragione lodate e stralodate.


Lentamente la ragione ha preso il sopravvento sull'istinto ed ho pensato che in fondo la fotografia è una forma di espressione e che, qualunque sia lo strumento utilizzato, l'importante è che si raggiunga il proprio scopo, che si riescano a trasmettere delle emozioni a chi guarda le nostre immagini. Che venga utilizzata una costosissima Nikon D4 da 6000€ o che si sfrutti un telefonino da 150€ non cambia nulla, l'immagine stessa ed il suo contenuto sono gli oggetti che devono raccontare, emozionare, far parlare di se. Più sarà accessibile lo strumento, maggiori saranno le possibilità per chiunque di esprimere pensieri ed emzioni attraverso le proprie fotografie. Questa è indubbiamente una gran cosa, un punto a favore di Instagram.

Infine quest'oggi, leggendo alcuni blog, ho trovato frasi inquietanti tipo "cari follower, scusate se non avevo ancora inserito il mio post settimanale con le Instagram, ecco qui alcune immagini per voi"... "pescate un po' a caso" aggiungo io. Foto senza arte ne parte, senza un messaggio, quasi senza un soggetto. L'importante non è dunque avere qualcosa che valga la pena di essere fotografato, mostrato, raccontato, bensì aver realizzato il proprio post settimanale con le proprie Instagram prive di significato per dire "io c'ero" - anzi "io ci sono".


Ho ancora le idee un po' confuse ma, rispetto all'inizio, ho maturato la convinzione che Instagram possa essere una utilissima innovazione, un strumento alternativo, un nuovo modo di esprimersi, qualcosa che potrebbe permettere anche ai ragazzini di avvicinarsi alla fotografia, appassionarsi, crescere e magari diventare un domani talentuosi e creativi fotografi. Il problema, quel fastidio iniziale, non è dunque determinato dallo strumento, bensì dall'uso "un po' a caso" che molti ne fanno, giusto per essere allineati all'ultima tendenza. 


Mi piacerebbe conoscere il parere di altre persone su questo tema.

Adesso mi sento molto meglio :)
Flavio




mercoledì 14 marzo 2012

Faber

Chiacchierando del più e del meno tra colleghi si è fatto il nome di Fabrizio De Andrè e si è parlato di un museo a lui dedicato. Immancabilmente il mio pensiero è andato alle numerose foto che ho scattato ad una piazza che anni fa gli è stata dedicata nella mia città. Riporto qui alcune foto e pensieri dedicati a Fabrizio ed a questa Piazza e pubblicati tempo fa da me su altre piattaforme.





Succede una cosa strana, nella mia città... 

Succede che viene dedicata una piazza a Fabrizio De Andrè. Nulla di strano, siamo in Liguria e Fabrizio, Faber per chi lo ha sempre seguito ed ammirato, è di Pegli ed ha vissuto e cantato spesso della sua Genova, di quella Genova fatta di degrado, della vita difficile di Via del Campo, del quartiere di Sant'Ilario allietato per breve periodo dall'arrivo di Bocca di rosa. 


Succede che gli viene dedicata una Piazza. 

De Andrè... Piazza Fabrizio De Andrè, nella nuovissima zona vip della mia città, accanto ai (pochi) locali notturni ed alla rinata Vecchia Darsena che nelle sere d'estate si popola di figuri che pensano di essere i Briatore della riviera di Ponente, i nuovi Vip della Savona da bere. 

Ci vado e faccio qualche scatto... ci sono tornato più volte, affascinato dalle geometrie, dai colori che profumano di mare, ma che non riescono a trasmettere quegli odori della vecchia Genova, della Liguria cantata spesso da Fabrizio, Faber... pardon. 



Provo a girarla a tutte le ore, scatto, annuso, guardo... torno a casa deluso e provo a convertire questa visione dai delicati colori del mare in una visione in bianco e nero... Le sensazioni di quella Genova però... non arrivano. 


Sul calar della sera... una certa brezza, colori meravigliosi... ma l'odore è sempre quello dell'acciaio; ma non è l'acciao di Fabrizio, Faber... pardon. Non è quell'acciaio di Cornigliano e delle acciaierie Riva, ma un acciaio pulito e tirato a lucido.



Succede che mi fermo e rifletto, che mi trovo immobile a pensare ed a guardarmi attorno, tra quei vetri, quelle luci e quell'acciaio tanto diversi dalla sua Genova... ed a ricercare dove, in tutto questo, possa trovarsi una traccia di Fabrizio, Faber... pardon. 



Il 18 Febbraio 1940, 72 anni fa, nasceva a Pegli Fabrizio de Andrè... Faber, pardon.



lunedì 12 marzo 2012

Giallo


Il freddo delle ultime settimane ha avuto su di me un duplice effetto: prima di tutto ha ridotto a zero la mia voglia di uscire per camminare e smaltire qualche etto. Poi, come tutti sanno, il freddo aumenta il fabbisogno calorico e di conseguenza, sotto il profilo alimentare, non mi sono privato di nulla. Quella del fabbisogno calorico in aumento a causa del freddo, in realtà, non credo sia applicabile all'uomo moderno tutto casa ed ufficio come me; potrà essere valida per chi fa vita all'aria aperta, esposto alle rigide intemperanze dell'inverno... tuttavia mi sembra un'ottima scusa per concedersi qualche stravizio alimentare e moralmente costituisce un buon alibi e non mi fa sentire in colpa quando salgo sulla bilancia.


Deciso a riprendere il controllo della situazione (del mio corpo, più che altro), unendo l'utile al dilettevole, ieri pomeriggio ho buttato lo zaino fotografico in spalla e sono uscito per fare quattro passi in riva al mare (camminando sulla sabbia si fatica molto e si smaltisce almeno quel dolcetto al quale proprio non hai saputo resistere). Meta della camminata è la solita tranquilla spiaggetta dove abitualmente vado a prendere un po' di sole in estate, a tre minuti da casa (in macchina, a piedi saranno venti minuti circa). Dietro la spiaggia ci sono numerose baracche che negli anni sono state abbellite con alberi e piante e spesso ho trovato ottimi soggetti per fare qualche scatto.

Le catastrofiche conseguenze del gelo purtroppo non hanno colpito solo il mio fisico, ma si sono accanite anche sulla vegetazione del mio piccolo angolo di paradiso facendo piazza pulita di ogni fiore. Ho girovagato per qualche minuto senza trovare nulla di interessante e proprio quando stavo per riprendere la via di casa ho visto una piccola macchiolina gialla fare capolino tra i fili d'erba...

In tutto una decina di scatti... il mio piccolo angolo di paradiso non mi ha tradito neppure questa volta.








martedì 21 febbraio 2012

Ogni uomo è un'isola

Ogni uomo è un'isola...

Il film About a Boy inizia così:

Secondo me... ogni uomo è un'isola, e per di più questo è il momento giusto per esserlo. Questa è l'epoca delle isole. Cento anni fa era diverso, dovevi dipendere da altre persone, nessuno aveva la TV, o i CD, o i DVD, o i video, o la macchina per farsi il caffè espresso in casa. A dire la verità... non avevano niente per divertirsi.
Oggi invece puoi crearti da solo una piccola isola paradiso. Con gli accessori giusti e, cosa ben più importante, l'atteggiamento giusto, puoi essere assolato, tropicale, una calamita per le giovani turiste svedesi. E a me piace pensare che io potrei proprio essere un'isola del genere. Mi piace pensare di essere molto fico, mi piace pensare di essere... Ibiza.

La cosa importante nella vita da isola è pianificare le proprie attività e trovo che la chiave sia dividere la giornata in unità di tempo della durata di non più di trenta minuti; le ore intere possono intimorire un po', e la maggior parte delle attività richiede circa mezz'ora. Fare un bagno, una unità. Guardare Count Down, una unità. Fare ricerche su internet, due unità. Ginnastica, tre unità. Farmi massaggiare accuratamente la cute, quattro unità. E' sorprendente come la giornata si riempia e spesso, ad essere del tutto sincero, mi chiedo: "avrei davvero il tempo per un lavoro?". Ma come fa la gente a fare tutto quanto?

La scena del film su Youtube: Nessun uomo è un'isola

Anni fa, visto il film, decretai quasi inconsapevolmente la frase "ogni uomo è un'isola" come la mia preferita, una sorta di inno alla vita. Non ho mai riflettuto a lungo sul reale motivo, forse solo perchè detta da Hugh Grant, perchè con la voce del suo doppiatore suonava bene (mentre con la mia... meglio lasciar perdere). Di sicuro non per le "giovani ragazze svedesi", più probabilmente perchè essere isola è un modo per non dipendere dai ritmi frenetici della vita moderna, per non dover essere costantemente sotto pressione con un capo che ti stressa sollecitando la fine di un lavoro, per non dover correre per prendere un treno o un aereo, per non dover fare le vacanze ad agosto ma per essere un po' in vacanza tutto l'anno.

Essere un'isola, forse, è l'abbandonarsi a fare ciò che più ci piace rispondendo solo a noi stessi. Io non sono un'isola, almeno non per trecentosessantacinque giorni all'anno... forse ogni tanto, talvolta solo per qualche ora al giorno, magari nelle domeniche in cui piove e ci si può abbandonare sul letto a guardare la tv, sedere alla scrivania per navigare in rete, sedersi su una comoda poltrona per leggere qualcosa.

Cosa significa per voi sentirvi un'isola?


Ogni uomo è un'isola... però Ibiza no, non voglio essere quel tipo di isola, perdindirindina*

* Perdindirindina: da Notthing Hill - Hugh Grant quando non riesce a superare un muro di recinzione scavalcato agevolmente da Julia Roberts

lunedì 20 febbraio 2012

IL MIO strumento di tortura

Durante le vacanze di Natale, come deterrente contro gli stravizi alimentari, ho iniziato a pesarmi quotidianamente con la mia meravigliosa Luminance ed a registrare i valori in una tabella excel. Ho avuto la poco felice idea di affiancare alla tabella un grafico il cui andamento assomiglia, tristemente, a quello dello "spread btp bund" di un mesetto fa. 

La temperatura è ancora piuttosto fredda, quest'anno ho evitato l'influenza e vorrei proseguire su questa strada, io non sono un supereroe... per questi ed altri ottimi motivi con i quali non voglio tediarvi ho deciso che una mezz'oretta di ministepper avrebbero potuto sostituire tranquillamente un'oretta di camminata all'aria aperta. 

Avete mai provato ad usare uno di questi aggeggi? Forse si. Sicuramente non avete usato IL MIO ministepper che giaceva inutilizzato da circa un annetto sul balcone, oggi alla temperatura di quattro gradi centigradi. Per la cronaca, è già faticoso utilizzare uno stepper nuovo, ma con IL MIO ministepper ogni tentativo di abbassare una delle pedane si traduce in uno sforzo immane, ciclopico. I pistoni idraulici infatti, a quella temperatura, diventano durissimi e le pedane non si abbassano neppure provando a saltare a peso morto su una di queste da un altezza di mezzo metro. Avvicino il diabolico strumento di tortura ad un termosifone e vado a prepararmi... cardiofrequenzimetro (eh si... è importante perchè vorrei lavorare nella zona aerobica e consumare grassi), tuta e scarpette da ginnastica.

Il ministepper è in temperatura e pronto all'uso (sembra di descrivere una ricetta di cucina). I primi due minuti sono durissimi... ogni passo sembra l'ultimo di una lunga maratona; poi lo strumento di tortura si addolcisce e mi incoraggia ad aumentare la frequenza portando i battiti cardiaci tra i 125 ed i 135 al minuto, esattamente il target che mi ero prefissato. "Che fatica, quanto tempo sarà passato? Cinque minutiiiii?" Il tempo, quando fai qualcosa di faticoso, sembra non passare mai. Un pensiero inizia a farsi strada nella mia mente: forse trenta minuti di attività, il primo giorno, dopo mesi di ozio assoluto, sono un obiettivo un po' azzardato. Mentre ragiono sul possibile errore di valutazione, sogno ad occhi aperti, immagino la mia muscolatura che  reagisce immediatamente allo sforzo, il mio corpo che si modella , i miei glutei che prendono forma somigliando a quelli di un bronzo di Riace (beh... il falso mito che le donne guardino subito il posteriore di un uomo mi fa desiderare questo). In realtà scopro con grande stupore che i muscoli nella zona dei glutei non fanno alcuna fatica, devono essersi addirittura addormentati, mentre nella coscia c'è qualcosa (credo possa essere il retto femorale) che inizia a lanciare segnali di affaticamento, segnali neppure tanto timidi, quasi invocazioni di aiuto. Al decimo minuto decido di interrompere l'agonia (mia e del retto femorale) e di risvegliare i glutei che oramai stavano russando. Con una certa fatica scendo dallo strumento di tortura, l'Everest in quel momento, e vado a bere qualcosa per reintegrare un po' di sali (in realtà non ho buttato fuori una goccia di sudore, quindi non capisco l'esigenza di reintegrare). Mi sento già pronto per ricominciare... domani però!!!

Lo sport fa maleFa ancora più male se siete delle mezze cartucce. Fa anche peggio se, oltre ad essere delle mezze cartucce, siete anche un po' ingenui pensando di fare "tutto" e "subito".

Buon ozio a tutti
Flavio



domenica 19 febbraio 2012

Google Friend Connect chiude... embè???

Giorni fa girovagavo senza una meta precisa tra un blog e l'altro inseguendo i link di follower di amici di conoscenti etc etc... quando, sulla home di Fabrizia, vedo capeggiare la scritta a caratteri cubitali "Google Friend Connect chiude". La cosa mi incuriosisce, anche perchè il blog di Fabrizia sembra davvero seguitissimo ed il fatto che lei abbia sacrificato uno spazio così importante della home page per questa notizia deve in qualche modo significare qualcosa. Leggo, approfondisco, ma la mia poca dimestichezza con tutto ciò che è Social (in rete, intendo) non mi aiuta. 

Che sarà mai questo Friend Connect? Ma serve? E' così grave la sua chiusura? In realtà non credo di aver mai sfruttato questo servizio, almeno in modo cosciente, ma forse ne sono stato involontario fruitore per il solo fatto di aver aggiunto qualche blog all'elenco di quelli che seguo... forse con qualche semplice ed inconsapevole click sono divenuto uno degli ignari utilizzatori di Friend Connect e, cosa più grave, mi renderò conto della sua importanza solo nel momento in cui non ci sarà più. Friend Connect, forse, è un po' come l'atomo... tu puoi anche non conoscerlo e non sapere nulla di lui e della sua esistenza, ma lui conosce te e fa parte della tua vita in ogni momento. Se da domani "Qualcuno" decidesse di eliminare l'atomo, probabilmente eliminerebbe anche me, il mio blog, i miei follower e quelli che, consapevoli o meno, hanno utilizzato Friend Connect (e l'atomo stesso...)


Che fare? Non lo so; se non capisco cosa qual'è la malattia, figuriamoci come potrei decidere una cura. La strada sembrerebbe quella di utilizzare Google+. Se inserisco il profilo G+ di una persona nelle mie cerchie e questa persona pubblica nella sua pagina G+ l'aggiornamento del blog, io ne vengo immediatamente informato. Dal punto di vista tecnico funziona, l'ho provato con alcuni blogger presenti su G+ e la mia bacheca si è arricchita delle segnalazioni dei loro nuovi post; però è un po' laborioso perchè costringe ad un passaggio in più, la pubblicazione di un breve messaggio sulla bacheca G+.
Staremo a vedere, se sono rose, fioriranno.  

Friend Connect, Google+, follower, cerchie, bacheca... che mal di testa, per oggi sarà meglio se chiudo, magari ci si rilegge domani quando spiegherò come aggiungere il proprio Badge G+ alla pagina del blog.


Badge G+... che sarà mai??? Mah!



lunedì 13 febbraio 2012

Parsons Dance

Più tempo passa e maggiori sono le conferme alla mia teoria secondo cui lo sport fa male anche se, anzichè praticarlo, lo segui solo come spettatore.

In questo caso la conferma mi è arrivata dal bellissimo spettacolo di danza moderna Parsons Dance visto al Teatro Politeama di Genova. Un'ora e mezza in cui otto giovani atleti si sono esibiti in un'alternanza di acrobazie e passaggi lenti, accompagnati da musiche dal ritmo incalzante e da brani, come Nascimiento, capaci di trasmettere allegria e spensieratezza. Ho scritto atleti non a caso, dire semplicemente "ballerini" potrebbe non descrivere con esattezza la forza e l'energia che i ragazzi hanno saputo trasmettere durante e loro evoluzioni sul palco.


Guardare uno spettacolo di questo tipo fa male perchè, per quanto tu possa essere antisportivo, almeno per una frazione di secondo, la tua mente viene attraversata dal pensiero "come mi sarebbe piaciuto essere così agile". In quella stessa frazione di secondo, misto alla sensazione di gioia e leggerezza, si insinua il pensiero su quello che saresti potuto essere se fin da piccolo non fossi stato investito dall'antisportività. Avresti potuto sviluppare costanza e determinazione nel perseguire i tuoi sogni, avere un fisico atletico, conoscere e frequentare tante persone, visitare tanti paesi e conoscere culture diverse.

Se non fossi stato così antisportivo, forse, sarei potuto essere tutto questo. Quel forse... a volte può far male.


http://www.parsonsdance.org






venerdì 6 gennaio 2012

L'importanza della cultura

I miei genitori hanno cresciuto me e mio fratello cercando di trasmetterci una serie di valori importanti quali l'onestà, l'amicizia, l'altruismo... l'importanza della cultura. Fin da piccoli siamo stati abituati a leggere, a comprendere l'importanza di ciò che altre persone hanno voluto trasmettere attraverso l'arte della scrittura (perchè di arte si tratta). Questo importante valore però ha avuto su di me un effetto secondario, cioè quello di generare una forma di attaccamento ai libri in quanto oggetti, oltre che al loro contenuto. Così colleziono quantità industriali di libri che, nel tempo, sono arrivati ad occupare l'ottanta per cento della mia stanza.

Tra i buoni propositi che mi prefiggo ogni anno c'è quello di liberarmi di una parte di questi libri; non certo buttandoli via, sarebbe un imperdonabile peccato, bensì donandoli a qualche biblioteca o scuola. Tempo fa ho effettuato una prima selezione mettendo da parte alcuni volumi da portare via e li ho temporaneamente spostati dalla camera alla sala. Il problema è che questi libri, nella nuova ubicazione, si sono trovati talmente bene da non essersi più mossi, rimanendo comodamente disposti su un mobile tra la sala ed il soggiorno, silenziosi, totalmente dimenticati da me... almeno fino a ieri.

Ieri pomeriggio infatti, dopo un pomeriggio di acquisti all'Ikea, io e mio fratello abbiamo iniziato a montare alcuni mobili. Ad un certo punto mio fratello mi dice "serve uno spessore di tre o quattro centimetri da mettere sotto per alzare questo mobile, altrimenti non si riesce a stringere quella vite". Detto questo si volta e prende da un mobile alle sue spalle (il famoso mobile tra sala e soggiorno) il volume "E. A Poe - tutti i racconti, le poesie e Gordon Pym", 892 pagine e quattro centimetri di spessore. Poco dopo abbiamo dovuto modificare alcune staffe e si è reso necessario raddrizzare alcuni particolari battendoli con il martello. La morsa ed il piano di appoggio erano in cantina, separati da noi da parecchi gradini e da quattro porte... troppi. Ecco improvvisamente che E.A Poe è tornato a rendersi utile...

Avevano ragione i miei genitori, l'importanza dei libri, il valore della cultura...