sabato 21 dicembre 2013

L'ora del paté - Idee per Natale

Un paio di settimane fa l'amico Andrea ha annunciato sul suo blog "La cucina per principianti" che nel pomeriggio si sarebbe svolta presso la libreria Feltrinelli di Genova  la presentazione del libro "L'ora del paté". Purtroppo impegni di lavoro mi hanno impedito di essere presente all'evento, ma Andrea mi ha incuriosito e sono andato a leggere qualche informazione sul libro, sulla sua storia e sull'iniziativa benefica ad esso legata.


Il libro prende spunto da una delle tante iniziative di menuturistico.com che, tempo fa, vide sfidarsi numerosi bloggers sul tema dei paté. Per chi non o sapesse, MTC è acronimo di Menu Turistico Challenge, pratica molto in voga negli Stati Uniti dove food bloggers si sfidano periodicamente proponendo ricette su un tema assegnato e dove poi il vincitore dovrà scegliere il tema per la nuova sfida da lanciare sul proprio blog. Non voglio fare un "copia ed incolla" di quanto già esaurientemente scritto da altri e vi invito a leggere l'apassionante storia di questo libro direttamente sulla pagina dedicata proprio sul blog di MTChallange.





Con questo libro la community MTChallange sostiene il progetto Cuore di bimbi dell'associazione Aiutare i bambiniNel mondo ogni anno nascono 1 milione di bambini affetti da cardiopatie congenite, di cui 800.000 non hanno nessuna speranza di sopravvivere perché nascere con una grave cardiopatia in un Paese povero significa essere condannati a morte. "Cuore di bimbi" è iniziata nel 2005 con Elvis, un vivacissimo bambino africano di 8 anni. Nell’autunno del 2005 Elvis è stato operato al cuore con successo in Italia ed oggi sta bene ed è tornato nel suo Paese, lo Zimbabwe.






Qualche informazione sul libro:

Titolo: L'ORA DEL PATE'

Pagine: 144
Costo: 18,00 euro
Casa editrice: SAGEP EDITORI - Genova
Curatrice: Alessandra Gennaro,foodblogger e ideeatrice dell'MTChallenge.
Le illustrazioni sono di Roberta Sapino (Le Chat Egoiste) e le fotografie sono di Sabrina de Polo.




Io ho acquistato proprio questa mattina il libro e sono rimasto affascinato dalla grafica simpatica ed accattivante, dalle belle foto e dai contenuti si assoluto interesse. Il libro puà essere un'ottima idea per un regalo di Natale, come nel mio caso, ma anche l'occasione per imparare tantissime ricette da proporre proprio in occasione dei pranzi e delle cene che durante queste festività ci vedranno seduti a tavola con parenti ed amici. In entrabe i casi, sia che lo regaliate o che lo utilizziate per cucinare qualcosa nelle feste, la bella figura è assicurata... accompagnata dalla bella sensazione di aver contribuito, con questo piccolo gesto, al benessere qdi qualche bimbo in difficoltà. Con l'occasione ringrazio anche Andrea per la preziosa segnalazione e, se siete curiosi nei confronti della cucina ma alle prime armi come me, vi invito a leggere le pagine del suo blog "La cucina per principianti".

Buon Natale e Felice anno nuovo a tutti voi
Flavio



Fonti fotografiche: tutte le immagini utilizzate per la realizzazione di questo post provengono dalla pagina del blog di MTC dedicata alla presentazione del libro





martedì 26 novembre 2013

Genova: Robert Doisneau “Paris en liberté”



Fino al 26 gennaio 2014, al Palazzo Ducale di Genova, sarà possibile visitare la mostra del celebre fotografo Robert Doisneau “Paris en liberté”.

La mostra espone oltre duecento immagini scattate da Doisneau tra il 1934 ed il 1991, suddivise per tema in una sorta di passeggiata tra le vie ed i personaggi della sua Parigi. I suoi soggetti preferiti sono proprio le persone che popolano le strade della città, donne, uomini, bambini, animali ed automobili, catturati mentre vivono più o meno freneticamente la propria quotidianità. Le foto scattate negli atelier di moda sono poche, proprio ad indicare quanto poco Doisneau amasse quel mondo.

Ho visitato la mostra un paio di settimane fa e non posso fare altro che consigliarla a tutti gli amanti di fotografia (ovviamente) oltre che a tutti coloro che amano Parigi e sognano di immergersi in quella realtà facendo un tuffo indietro nel tempo attraverso le bellissime fotografie di Doisneau. Le mie impressioni sono assolutamente positive. Si articola su una superficie ampia che non costringe ad essere costantemente gomito a gomito con gli altri visitatori. Nel prezzo del biglietto è compresa una audioguida ben realizzata che però, in alcune fasi, si perde un po’ nella descrizione di fatti o persone che poco hanno da aggiungere alla vita del fotografo… talvolta è meglio saltare avanti. Efficace la selezione delle fotografie che mostrano i diversi aspetti e periodi del persorso fotografico di Doisneau.

La mostra è a mio avviso un’ottima occasione per una visita alla bellissima città di Genova. Chi arriva in treno potrà scegliere tra la stazione di Genova Piazza Principe o quella di Genova Brignole. In funzione della stazione, la strada per arrivare a Palazzo Ducale (sede della mostra) offrirà un percorso attraverso le vie storiche di Genova ed i suoi antichi e bellissimi palazzi (Via Garibaldi), oppure attraverso la via principale dello shopping cittadino (Via XX Settembre). Di seguito le mappe con i percorsi tracciati su Google Maps (potete sfruttarli per la visualizzazione diretta sul vostro smartphone se disponete dell'applicazione Maps di Google). Dimenticavo... Appena partiti da Brignole per Via xx Settembre si passa per Via S. Vincenzo dove, proprio poche decine di metri dopo averla imboccata, si trovano alcune panetterie focaccerie dove è possibile gustarsi l'inimitabile focaccia.

Persorso dalla stazione Genova Piazza Principe: -> mappa
Persorso dalla stazione Genova Brignole: -> mappa

Per chi arriva in auto in autostrada, l'uscita da prendere sarà quella di Genova Ovest, quindi si dovrà percorrere tutta la sopraelevata (che permette di gustarsi una impareggiabile vista della città) uscendo alla Foce (la zona della fiera dove si tiene il Salone Nautico) e quindi dirigersi nell'ampio parcheggio di Piazza della Vittoria. Dal parcheggio si potrà raggiungere Palazzo Ducale con una passeggiata di pochi minuti attraversando la bellissima Via xx Settembre, con i suoi portici ed i suoi negozi. 

Percorso in auto da Genova Ovest al parcheggio di Piazza della Vittoria: -> mappa
Percorso dal parcheggio di Piazza della Vittoria a Palazzo Ducale: -> mappa

Auguro a tutti una piacevole visita alla mostra ed un altrettanto interessante e gradevole giro tra le vie della città.

A presto,
Flavio











lunedì 4 novembre 2013

Le foto per gli altri - prima parte

Per qualche mese sono mancati il tempo e la voglia per mandare avanti il blog e, più in generale, per "vivere" la rete nel modo in cui ero abituato a farlo. Ho sentito la necessità di staccare per un po' la spina dalla parte attiva (raccogliere materiale, preparare i post, commentare...) ritagliandomi uno spazio dietro le quinte e continuando a leggere e trarre utili informazioni e spunti senza però comparire, tranne in rare occasioni. Con il passare delle settimane però è diventato sempre più difficile ricominciare a scrivere... "di chi, di cosa parlo?" La mia più grande passione offre migliaia di argomenti da approfondire e raccontare, tuttavia nelle ultime settimane ho vissuto una sorta di blocco dal quale è stato difficile venir fuori. Mi sono caduti gli occhi sil libro "Diana by Testino" che avevo tirato fuori giorni fa rimettendo in ordine la libreria e così ho iniziato a raccogliere materiale proprio su quelle foto e sul rapporto speciale che si era instaurato tra il fotografo e l'eccezionale modella, Lady D. 

Poi una mezz'ora fa ho iniziato a rileggere tutto il lavoro, a pensare a Testino e ad una forma di epidermica antipatia che, pur stimando enormemente il suo lavoro, ho provato nei suoi confronti in alcune occasioni. Forse non era poi una grande idea ricominciare a scrivere parlando proprio di lui... potrò farlo in futuro.

Ho iniziato a scrivere questo post dopo la mezzanotte di ieri, troppo tardi per riscrivere un nuovo articolo. Allora ho deciso di "fare un regalo a me stesso" lasciando che a parlare siano un paio di fotografie scattate al matrimonio di un amica. "Fare un regalo a me stesso" nel senso che sempre più spesso mi rendo conto della difficoltà di realizzare belle immagini per me e per il gusto di farle, senza una precisa richiesta... forse veder pubblicata qualche mia foto (anche se si tratta del mio blog), mi farà ritrovare un po' di entusiasmo, fiducia ed ispirazione.






Una promessa, anche questa volta a me stesso: non passeranno altri mesi prima del prossimo post. Magari tornando a parlare di qualcuno che attraverso la fotografia ha saputo fare qualcosa di importante.

A presto :)
Flavio





lunedì 15 luglio 2013

L'ultimo giorno d'inverno

"Quello di oggi è un post molto diverso dal solito, che di frivolo ha ben poco, anzi proprio nulla!"

Queste le parole d'apertura di un post letto un paio di settimane fa su Frivolezze provinciali, blog dove Margherita tratta abitualmente temi meno impegnativi e certamente più leggeri, dove racconta di moda e cucina e dove, attraverso le sue foto, ci mostra frammenti della sua vita.

Proprio per questo motivo quelle parole mi hanno colpito particolarmente ed incuriosito. In quelle poche righe ho potuto conoscere qualcosa di Anna Paola, sorella di Margherita, ed ho fatto la conoscenza con una malattia di cui non avevo mai sentito parlare, la glicogenosi. 

Le malattie rare... oltre ad essere tali sono anche sconosciute ai più, almeno fino a quando la nostra vita, per qualche strano caso del destino, non ci fa incrociare con qualche persona che ne è affetta; può essere un parente o un amico, il collega della scrivania accanto, una persona sconosciuta di cui leggiamo qualcosa su un giornale. Questo è lo strano modo in cui il destino mi ha fatto incrociare con questo strano nome, glicogenosi, quando in una mattina come tante altre pensavo di leggere qualcosa di frivolo aspettando il rientro di un collega dalla pausa caffè. 

Ho acquistato il libro e l'ho letto con grande interesse. Un Interesse che presto è stato superato dallo stupore nel trovarmi davanti ad una ragazza che a soli diciassette anni è stata capace di scrivere queste cose dimostrando un grado di maturità che molti, io per primo, non raggiungono neppure al doppio della sua età. Sulla  base delle differenti sensibilità di ciascuno, il libro può toccare corde diverse, favorire determinati ragionamenti, dare qualche risposta ai piccoli e grandi problemi del quotidiano. Si può capire che è stupido prendersela per certe futili cose che ci accadono tutti i giorni; che è possibile convivere con certi gravi problemi e provare ad accettarli. Dubito si possa leggere questo libro senza imparare qualcosa, senza fare almeno una piccolissima riflessione sulla propria vita. Io, oltre alle cose che ho appena scritto, sono rimasto particolarmente colpito dalle prime pagine, da quelle dove Anna Paola spiega perchè le piace il colore bianco. Chi mi conosce e conosce le mie foto sa che io adoro il bianco; nelle mie inquadrature lo cerco con forza ogni qualvolta mi sia possibile, ma non mi sono mai interrogato sulle ragioni di questa preferenza. Forse Anna Paola mi ha fornito una spiegazione ed anche voi, leggendo il suo libro, potreste scoprire qualche curiosità su voi stessi.

Non posso dire di aver capito qualcosa di Anna Paola e dei suoi stati d'animo, di come si sente a causa della sua malattia; ho sempre pensato che certe cose possano essere comprese a fondo solo quando le si vive in prima persona. Però ho capito qualcosa in più di me stesso e del mio modo di essere e spero che questo possa essermi utile per modificare alcuni aspetti del mio carattere. 

Per concludere senza annoiarvi ulteriormente con le mie parole (parole spesso leggere e non certo all'altezza di quelle usate da Anna Paola nel suo bel libro)... tutti possiamo fare un piccolissimo passo per aiutare lei e le persone che si trovano costrette a convivere con una così grave malattia. Acquistando il suo libro una piccola parte del ricavato verrà destinato alla Associazione Italiana Glicogenosi che sostiene i pazienti italiani affetti da questa malattia.

Il libro può essere acquistato in forma cartacea o digitale sul sito dell'editore [-> Tecnichenuove.com] o su Amazon [-> Amazon.it].

Auguro alla giovane Anna Paola di poter pubblicare presto altri libri, sarebbe sinonimo di tante cose per lei importanti, ed approfitto per ringraziare sua sorella Margherita che attraverso le pagine del suo blog mi ha fatto incrociare con questo delicatissimo tema.








mercoledì 19 giugno 2013

L'immortalità e l'importanza della fotografia

"Einstein, rivolgendosi ai giovani, disse loro: "Tenete bene a mente che le cose meravigliose che imparate a conoscere nella scuola sono opere di molte generazioni: sono state create in tutti i paesi della terra a prezzo di infiniti sforzi e dopo appassionato lavoro. Questa eredità è lasciata ora nelle vostre mani, perché possiate onorarla, arricchirla e un giorno trasmetterla ai vostri figli. E così che noi, esseri mortali, diventiamo immortali mediante il nostro contributo al lavoro della collettività". Riflettete su questo appello a voi indirizzato."

Questo era il titolo del tema di Italiano che sviluppai all'esame di maturità. Una frase che mi colpì moltissimo e con la quale in questi anni mi sono confrontato in più occasioni. Quando si è ragazzini si fanno dei sogni ed alcuni di questi, qualora dovessero realizzarsi, potrebbero garantire in qualche modo l'immortalità di cui parlava Einstein; si sogna di diventare medici o ricercatori e di sconfiggere una malattia rara, di diventare astronauti e di essere i primi a sbarcare su Marte. Si sogna di maturare esperienze che un domani potranno costituire un prezioso bagaglio per figli o nipotini. Poi si cresce e ci si rende conto che per mille ragioni quei sogni sono potranno avverarsi ed in qualche modo, se ci si ferma a pensare, si può rimanere un po' spiazzati.

Così se un giorno il destino, all'esame di maturità, fa incrociare la nostra strada con quella frase di Einstein, succede che prima o poi ci si trova a ragionarci sopra e ci si debba in qualche modo fare i conti. Io non ho figli cui trasmettere qualcosa, sia in senso materiale che a livello di valori o conoscenze. Non possiedo abilità tali da permettermi di realizzare qualcosa per cui passerò alla storia. Eppure proprio grazie alla mia più grande passione, quella per la fotografia, mi sono reso conto che il piccolo miracolo dell'immortalità è possibile, ed è accessibile a tutti. Più volte, scattando foto ai matrimoni di amici, mi sono trovato a ripensare all'album di nozze dei miei genitori, a quante volte negli anni lo abbiamo sfogliato insieme ricordando persone care, persone a volte scomparse, tra cui il fotografo stesso. 


Capita che una mattina al caffè la mia amica e collega Michela mi racconti di aver riguardato insieme alla sua bimba alcune foto che io ho scattato al suo matrimonio e mi dica che la piccola, quando deve parlare di me, mi ricorda come "quello che ti ha fatto le foto al matrimonio". Quando la piccola Aurora, fra cinquant'anni, mostrerà ai propri bimbi le foto di mamma Michela il giorno delle nozze, ci sarà un pezzetto di me, io continuerò ad essere "quello che ha fatto le foto al matrimonio di nonna Michi"... in qualche modo anche io mi sono garantito un po' di immortalità.












sabato 1 giugno 2013

Il polarizzatore e... la Darsena di Savona

Ultimamente ho avuto un po' di contrattempi e cose da fare e non ho potuto dedicare a me stesso ed alle cose che più mi appassionano, fotografia in primis, il tempo che avrei voluto. A farne le spese è stato soprattutto il blog che, per la realizzazione di post di un certo interesse, richiede tempo e concentrazione, cose che a Maggio non hanno fatto parte del mio quotidiano. Il meteo inoltre non è stato amico; pioggia, freddo e cieli grigi si sono rivelati un incredibile deterrente per la mia scarsa forza di volontà, nonché tomba per il buonumore, la creatività e la voglia di fare. Sabato scorso però, a dispetto di previsioni meteo non certo incoraggianti, mi sono risvegliato sotto uno splendido sole ed un cielo azzurro come non si vedevano da mesi; quale ghiotta occasione per una delle mie solite sfide fotografiche, uscire con il corredo ridotto ai minimi termini (la sola Olympus E-P1 ed un filtro polarizzatore) e provare a tornare a casa con un paio di immagini decenti nella scheda di memoria.


La E-P1 è una ottima macchina fotografica della famiglia delle mirror less (una sorta di reflex semplificata alla quale è stato eliminato lo specchio, per dirla con le parole che utilizzerei per spiegarlo ai miei genitori, poco avvezzi alla materia) e può essere acquistata nel mercato dell'usato con lo zoom di serie per cifre piuttosto buone, attorno ai 250€. La caratteristica di questa famiglia di fotocamere è quella di essere equipaggiata con sensori più grandi e più performanti rispetto alle compatte, di avere ottiche intercambiabili e controllo completo su tutte le funzionalità come le reflex, il tutto su corpi più leggeri e meno ingombranti. L'ideale per chi, appassionato di fotografia e desideroso di possedere una fotocamera di qualità, non sia disposto a girare con chilogrammi di attrezzatura in spalla.

Il filtro polarizzatore invece è una delle cose che non dovrebbero mai mancare nella borsa dell'appassionato fotografo. Spiegare in poche parole il suo funzionamento non è cosa semplice, basti però sapere che l'effetto pratico sulle nostre immagini, se orientato correttamente, sarà quello di ottenere colori più saturi (e cieli più blu). Non è solo questo in realtà, si rivela utilissimo anche quando si vogliono eliminare fastidiosi riflessi dalle vetrine o dagli specchi d'acqua per fotografare attraverso di essi; potete approfondire l'argomento leggendo  -> questo interessantissimo ed esaustivo articolo sul sito della Nital, importatore di Nikon per l'Italia. Quello che si vede nell'immagine sottostante è l'effetto del filtro polarizzatore utilizzato quando si ha il sole a 90 gradi rispetto alla scena inquadrata (in questo caso esattamente alla nostra destra).

Fonte immagine: Wikipedia

Ma torniamo alla mia passeggiata fotografica. Savona non è certo Roma, non è una città particolarmente interessante, almeno non per me che vi sono nato e che ne conosco a menadito ogni stradina avendola percorsa per alcuni lustri. Tuttavia ha un centro storico piuttosto grazioso ed a pochi passi da questo si trovano il porticciolo turistico e la vecchia darsena, rimessa a nuovo da pochi anni e diventata uno dei luoghi di ritrovo della gioventù locale per l'aperitivo e nelle serate estive. La zona è stata ridisegnata con palazzi molto moderni, una vera gioia per gli appassionati di architettura, e non mancano gli spunti per realizzare qualche foto. Questo è il porto visto dalle aree ex Italsider; le torri sono parte delle nuove costruzioni mentre i palazzi sulla destra delimitano la "via del passeggio", zona ricca di bar e ristoranti.


Questo è un particolare dei palazzi di recente costruzione, realizzati a mio avviso con ottimo gusto grazie a geometrie semplici ma rigorose ed alla adozione di bellissimi colori che richiamano quelli del cielo e del mare.


Le vetrate di questi palazzi si prestano a fare da specchio per cogliere bellissimi riflessi della città


Questo invece è uno dei ristoranti di recente apertura. Non ho ancora avuto occasione di sperimentarlo ma alcuni amici me ne hanno parlato "un gran bene" e mi sono ripromesso di andarci quanto prima. Mi sono accontentato di rubare uno scatto all'insegna posta sopra l'ingresso, mi ha colpito per il contrasto dei colori sul cielo azzurrissimo.


Un'altra vista del porticciolo, leggermente più larga della precedente; qualche nuvoletta provvidenziale, resa ancor più evidente dal filtro polarizzatore, ha spezzato la monotonia del cielo azzurro regalando a questo quadretto un aspetto più suggestivo e particolare.



Savona è uno dei porti di attracco delle navi Costa e chi dovesse trovarsi a fare una crociera del Mediterraneo vi farà sicuramente scalo. Spero che le mie foto possano stuzzicare la sua curiosità ed essere un incentivo per fare quattro passi nel grazioso porticciolo e fra i palazzi della darsena. 

A presto e... buon polarizzatore a tutti.
Flavio



martedì 30 aprile 2013

Richard Avedon



Richard Avedon e Sophia Loren
Le biografie che si traducono in semplici elenchi di avvenimenti rischiano di essere noiose. Preferisco, come nel post su Giovanni Gastel, che a parlare siano aneddoti, interviste e fotografie. Raccolgliere e dare forma alle informazioni su Avedon ha ulteriormente rafforzato queste mie convinzioni. Non sono riuscito a trovare aneddoti particolarmente curiosi o interessanti ed ho trovato la sua vita tutto sommato piuttosto “normale”. Al contrario, i suoi scatti ed il suo stile sono qualcosa di unico, rappresentano un punto di rottura con la fotografia di moda come la si era intesa fino a quel momento. Niente più modelli impassibili ed apparentemente indifferenti alla fotocamera, bensì carichi di emozione, sorridenti, spesso in azione. Avedon maturò inoltre la convinzione che la luce diurna delle foto all'aperto non rispondesse ai suoi gusti ed ai suoi canoni e per questo motivo perfezionò sempre più la tecnica in studio con l'utilizzo di lampeggiatori. Proprio da qui deriva una delle caratteristiche peculiari dei suoi ritratti, l’assoluta pulizia dell’ambiente e quindi dell’immagine, l’assenza di elementi estranei al soggetto, il ricorso a fondali bianchi o grigi. Il soggetto è la fotografia, e viceversa, nulla di più.

Marilyn Monroe, New York City (1957)

Richard Avedon nacque a New York il 15 maggio 1923 da una famiglia ebraica. Suo padre Jacob Israel Avedon era un immigrato di origine russa che aveva avviato un'attività di successo nella vendita di abiti al dettaglio, sulla Fifth Avenue, chiamato Fifth Avenue di Avedon. Sua madre Anna proveniva da una famiglia che possedeva una azienda di produzione di vestiti. Fu proprio lei ad incoraggiare l'amore di Richard per la moda e l'arte, fin da quando questi era piccolo. All'età di 12 anni gli interessi di Richard si orientarono verso il mondo della fotografia ed iniziò a frequentare la "Young Men’s Hebrew Association (YMHA) Camera Club". Utilizzò la Kodak Brownie Box di famiglia per alimentare la sua curiosità per il mondo che lo circondava e per ritirarre momenti dalla sua vita personale. Durante la seconda guerra mondiale entrò in Marina e scattò foto identificative dei membri dell’equipaggio con una Rolleiflex biottica che gli era stata regalata dal padre. 

Dovima with elephants, 1955
Nel 1944 iniziò a lavorare come fotografo pubblicitario e fu presto notato da Alexey Brodovitch, art director del fashion magazine Harper's Bazaar; in poco tempo le sue foto iniziarono ad essere pubblicate sulla rivista. Egli divenne ben presto il capo fotografo per Harper Bazaar e da qui iniziò una collaborazione artistica con Brodovitch che li portò nel 1959 a realizzare Observations, libro di ritratti che destò molto scalpore, per il quale Brodovitch stesso curò la veste grafica e Truman Capote i testi. Nel 1946 Avedon allestì il suo studio ed iniziò a realizzare fotografie che vennero pubblicate su altre prestigiose riviste tra cui Vogue e Life. Nel 1955 realizzò “Dovima con elefanti“ (Abito da sera di Dior , Crice D’Hiver, Parigi, agosto 1955) - quella che forse è la sua più celebre fotografia di moda.

La sua fama aumentava, la sua cifra stilistica viveva una grande evoluzione ed Avedon iniziò a rivolgersi con interesse e dedizione sempre maggiori a grandi progetti di ritratto intesi come mezzo per esplorare temi culturali, politici e personali. Nel 1974 espose al MOMA di New York una serie sulla lenta morte del padre Jacob Israel Avedon sconvolgendo critica e pubblico: una commovente testimonianza dell’inevitabile declino di una personalità forte nonché una tenera testimonianza del suo rapporto con il genitore. Nel 1985 realizzò quella che forse è rimasta la sua opera più importante, In the American West. Ritratti della classe operaia americana (macellai, minatori, detenuti e cameriere...) fotografata con cura estrema del particolare, usando una macchina di grande formato e gli sfondi bianchi che sono una caratteristica del suo stile maturo. All’apparenza questi ritratti risultano minimalisti ma, come sottolinea egli stesso, non vanno letti come semplici inventari di individui; egli afferma: "il momento in cui un’emozione o un fatto è trasformato in fotografia, non è più un fatto ma un’opinione".

John and Jackie Kennedy

Innovativo, tagliente, attentissimo ai dettagli. Richard Avedon è considerato uno dei più grandi fotografi della storia e il suo stile è inconfondibile in tutti i generi fotografici nei quali si sia applicato. Alcuni suoi ritratti costituiscono vere pietre miliari della storia della fotografia: i membri della “Warhol factory”, la famiglia Ginsberg, i “Chicago Seven”, il ritratto di Charlie Chaplin. Avedon non ha mai avuto alcun riguardo a portare alla luce, su sfondo bianco, gli aspetti più intimi dei suoi protagonisti-soggetti. Per questo motivo, oltre alle attenzioni che si crearono attorno alla sua figura professionale ed al suo stile, nacque qualche “timore” da parte dei soggetti; «Sia clemente con me», dichiarò Henry Kissinger prima di una sessione. Mentre per i ritratti utilizzò moltissimo lo studio, il grande successo nel mondo della moda derivò dal fatto che per primo decise di abbandonare la fotografia “artificiosa” ideata in studio portando le modelle “sulla strada”, a Parigi, nei café e nei salotti. Questo segnò l’inizio di una nuova era della fashion photography: il suo approccio sempre più minimal, diviene d’ora in poi esemplare per un’intera generazione di fotografi. 

Carmen, 1957

Prima di lasciare che siano le sue splendide foto a raccontare qualcosa di lui in modo più efficace, una sua celebre frase: «Se passa un giorno in cui non ho fatto qualcosa legato alla fotografia, è come se avessi trascurato qualcosa di essenziale. È come se mi fossi dimenticato di svegliarmi».

Veruschka Von Lehndorff



Veruschka Von Lehndorff



Jean Shrimpton, Paris - 1965


Jean Shrimpton, Paris - 1965


Suzy Parker and Robin Tattersall

giovedì 4 aprile 2013

Questa avrei potuto farla anche io


"Questa avrei potuto farla anche io se avessi potuto viaggiare come lui". "Certo se avessi la sua attrezzatura..."

Se vi fosse mai capitato di visitare una mostra fotografica, all'uscita avreste sentito esattamente queste due frasi, ripetute da più voci all'interno di ogni piccolo gruppetto di persone, fra amici e fra persone sconosciute fra loro ma i cui sguardi si sono incrociati davanti ad una bella foto. A me è capitato di recente, durante e dopo la visita alla mostra di Steve McCurry "Viaggio intorno all'uomo". La prima delle due affermazioni è più difficile da contrastare e seppure io abbia provato a farlo a più riprese con alcuni conoscenti ed amici, sono uscito sempre sconfitto perchè siamo quasi nel campo della filosofia, è difficile contrastare quel tipo di ideologia con fatti tangibili.

La seconda teoria invece è più facile da smontare, è sufficiente proporre qualche scatto di ottimo livello realizzato con attrezzatura economica. A quel punto magicamente anche i più accaniti fotoamatori schiavi dell'attrezzatura costosissima ed all'ultimo grido, posti di fronte all'evidenza dei fatti, devono mestamente capitolare. 

Io non faccio parte della schiera dei talentuosi fotografi in grado di argomentare questa tesi; non riesco a scattare fotografie mozzafiato neppure con il top della mia attrezzatura, figuriamoci con macchinette da poco... tuttavia ritengo che la cosa sia sfidante e stimolante e proprio nei periodi di scarsa creatività rispolvero dal cassetto la mia prima reflex digitale, una povera Nikon D70 da soli 6 megapixel acquistata nel lontano 2005, per dimostrare a me stesso prima ancora che ad altri che è possibile superare i limiti imposti da un corredo "povero" e realizzare scatti quantomeno decenti.

In un certo senso questo vuole essere un messaggio di incoraggiamento per tutti coloro che, dopo anni di compattine, avrebbero intenzione di avvicinarsi al mondo delle reflex senza spendere un intero stipendio. L'attrezzatura che ho utilizzato il giorno di Pasquetta è reperibile nelle vetrine dell'usato con una cifra attorno ai 200€, forse qualcosina di più.

Nikon D70, 100÷150€ al massimo.
Nikon 18÷55mm f4÷5.6, 80÷100€ al massimo
In alternativa l'ottimo 50mm f1.8, supernitido e superluminoso, 80€ circa.

Pomeriggio piovoso, a pochi metri dalla riva del mare sono riuscito a scovare le prime tracce di primavera. Questi timidi fiorellini sono grandi come una moneta da cinque centesimi ed il mio 18÷55 non era certo l'ottica migliore per i micro soggetti. Nessun capolavoro ma, considerate le condizioni meteo e di illuminazione piuttosto sfavorevoli, sono contento di aver portato a casa almeno qualche scatto presentabile. Attendo con ansia un timido raggio di sole per potervi proporre qualche immagine migliore e con la speranza di fornire lo spunto a chi volesse acquistare con poca spesa la sua prima reflex.

Aggiungo le versioni pubblicate su Instagram e... vi saluto :)





mercoledì 27 marzo 2013

Nominato!!! Essere VIB... Very Inspiring Blogger

La bacheca di Blogger notifica fedelmente l'inserimento di nuovi post nei blog che seguo e partendo da questo prezioso supporto inizio la mia quotidiana ricerca di notizie, storie e foto interessanti. Capita di perdersi qualcosa ed ogni tanto faccio un giro nei post dei giorni precedenti. E' stato così che alcuni giorni fa, per puro caso, ho scoperto che la Francy di Paciocchi di Francy mi aveva "nominato" nella lista dei suoi Very Inspiring Bogger. E'  stata una sorpresa e, non lo nascondo, anche un grandissimo piacere... sapere che il mio embrione di blog viene seguito da qualcuno, anche se non è aggiornato con cadenza fissa e con la costanza che forse meriterebbe, mi gratifica per il tempo e le energie che gli dedico.

Dunque... come prima cosa rigrazio la Francy per avermi nominato e vi invito a seguire il suo blog dove potrete trovare ottime ricette corredate da bellissime foto. Approfitto dell'occasione per un altro ringraziamento speciale, questa volta alla mia cara amica Enza di Thepinkcandy che tempo fa mi ha inserito fra i suoi 15 blog preferiti in una iniziativa analoga a questa [Blog Award Backlog] ma io, in un periodo in cui scrivevo pochissimo, non ho avuto occasione di ricambiare... spero di aver fatto ammenda con questa menzione speciale.

Il regolamento... questo è il regolamento cui deve sottostare chi, nominato, darà seguito all'iniziativa:

1) Copia e inserisci il premio in un post.
2) Ringrazia la persona che te l’ha assegnato e crea un link al suo blog.
3) Racconta 7 cose di te.
4) Nomina 15 blog a cui vuoi assegnare il premio e avvisali postando un commento nella loro bacheca.

I primi due punti sono stati svolti e passo al più difficile, raccontare sette cose di me...

1) La puntualità... quello che normalmente viene visto come un pregio rappresenta in realtà uno dei miei difetti. Sono talmente puntuale da presentarmi agli appuntamenti con mezz'ore di anticipo. Considerato che la maggior parte delle persone che frequento soffre di ritardo cronico, la combinazione delle due cose mi costringe spesso ad estenuanti attese con grande dispendio di tempo (tempo che avrei potuto spendere meglio). 

2) La passione... per la fotografia. E' grandissima ma, ahimè, non è accompagnata da altrettanto talento. Preferisco dunque raccontare le storie delle grandi foto e dei grandi fotografi che hanno costituito per me una continua fonte di ispirazione e, negli anni dei sogni nel cassetto, il miraggio cui ambire.

3) Lo sport... quando ho aperto il blog ho cercato la frase che meglio di tutte potesse raccontare il mio rapporto con l'attività fisica. Ho cercato articoli ed informazioni utili, notizie più o meno curiose capaci di avvalorare la mia tesi. In tutto questo processo di ricerca però alcuni dei capisaldi del mio antisport-pensiero hanno ceduto, ho iniziato a fare saltuariamente una moderata attività fisica ed il tema ispiratore di questo spazio è entrato in una fase di crisi di cui ancora non vedo la soluzione. Blog alla ricerca di una identità... forse anche due!

4) Viaggi... idealmente amerei viaggiare ed una buona parte della mia libreria è occupata da guide turistiche e libri/riviste di viaggio. Quando devo programmare le vacanze inizio mesi prima con un meticoloso lavoro di raccolta di documentazione, talvolta mi abbono ai quotidiani locali per immergermi a tutto tondo nel clima dei luoghi che visiterò.  Ho però un incubo ricorrente: ritrovarmi da solo nel mezzo di un gigantesco aereoporto, in una città dove nessuno conosce la mia lingua, circondato da cartelli pieni di incomprensibili ideogrammi. Due cose inconciliabili fra le quali devo districarmi alla continua ricerca di compromessi.

5) Film... il mio rapporto con i film è tutto particolare; per me dovrebbero essere il momento in cui si stacca dalla vita reale e si viene catapultati in un mondo ideale dove il buono vince, dove la malattia viene sconfitta, dove la giustizia trionfa. Spesso non è così e durante la visione dei film vengo sopraffatto dalle emozioni... ecco perchè preferisco guardarli da solo fra le mura di casa, nel comodo e sicuro rifugio del mio letto. Happy End  cercasi, se possibile!!!

6) Libri... nella mia vita ne ho acquistati tantissimi, purtroppo ne ho letto solo una minima parte. "Signor ministro, non potrebbe mandarmi in pensione con una ventina d'anni di anticipo affinchè io possa leggere i milioni di pagine che oggi appesantiscono passivamente la mia libreria?" 

7) I commenti nei blog... Lo ammetto, sono un frequentatore di blog un po' anomalo. Quando leggo qualcosa di interessante in un blog sono portato a commentare con passione, a volte scrivo più parole di quante ne contenga il post stesso. Interpreto la partecipazione ai blog come uno scambio di opinioni, come un modo per confrontarsi. Prediligo la qualità ed i contenuti agli sterili "ti seguo, seguimi..." di cui la rete è strapiena. Probabilmente rischio di essere noioso nei miei commenti, ma sono contento quando le mie sincere parole vengono apprezzate e danno luogo ad uno scambio di opinioni, ad un dialogo. Astenersi "ti seguo, seguimi..."!!!

Adesso il punto più difficile, elencare i miei 15 "Very Inspiring Blogger". Difficile perchè vorrei inserire tutti quelli che seguo quotidianamente, ma le regole sono le regole e quindi ecco alcuni di quelli che in qualche modo mi hanno dato di più negli ultimi tempi. L'ordine, a parte le prime due posizioni, è del tutto casuale:

Paciocchi di Francy
The Pink Candy
Sapori Di Elisa
Non si dice piacere
Ultimo tocco
La Bibu
The Travel Passion
Solluccheri di zucchero
Sabrina C fotografie
Il principe ranocchio
Due citti
La gatta col piatto che scotta
The travel eater
Vaniglia cooking
Dafne's corner

Ciascuno dei blog citati meriterebbe un intero capitolo di questo post ma, per non annoiare nessuno ed invogliarvi ad una visita sulle loro pagine, lascio una breve sintesi fatta di pensieri: troverete le ottime ricette e le belle fotografie di FrancyFrancesca e RossellaLe Interviste e le nozioni di base sulla Food Photography di ElisaLe lunghe chiacchierate di viaggi, moda e dintorni con EnzaGli interessanti approfondimenti della Bibu e le giornate col suo Bubi. Le regole di buone maniere raccontate con estrema simpatia in Non si dice piacereI coinvolgenti racconti di viaggio di Marina, meglio di molti libri e riviste di settore. Il buon gusto per la casa e l'arredamento di ValeriaI viaggi e le cronache di giornate turistico alimentari di CostanzaI consigli fotografici (e non...) di SabrinaLe ricette accompagnate da divagazioni a tutto tondo sul lifestyle di M4ryLe fantastiche torte di ClaudiaLa fantasia e l'originalità delle proposte di Duecitti e Lulù ed Anacleto


Ammetto una certa difficoltà nell'applicare il punto 4 in tutte le sue parti... Andare sui blog che seguo e scrivere "ehi, ti ho nominato, sei un VIB" mi crea un certo imbarazzo; non farlo però rischierebbe di privare uno dei quindici prescelti di questa piccola soddisfazione... vedrò come trovare un giusto compromesso.

Spero di non avervi annoiati :)
Flavio



sabato 9 marzo 2013

Giovanni Gastel e la fotografia


Negli ultimi giorni ho trovato un po' di tempo per riguardare un documentario ed alcune interviste al grande fotografo Giovanni Gastel. Le ho trovate illuminanti, estremamente ispiranti, ed ho pensato di metterle insieme e fornirvene un sunto. E' stato necessario un lungo lavoro di trascrizione a mano (play, pause, scrivi, play, pause, scrivi...) e di rielaborazione. Spero che il risultato del mix fra le testuali parole di Gastel e ed alcuni miei passaggi possa risultare interessante ed ispirante quanto lo è stato per me.

Giovanni Gastel nasce a Milano il 27 dicembre 1955, da Giuseppe Gastel e da Ida Visconti di Modrone, ultimo di sette figli. "Noi sette figli apparteniamo ad un insanguamento molto particolare, figli di una signora dell'altissima aristocrazia, i Visconti di Modrone più gli Erba. La madre è una Erba, quindi i tantissimi soldi dell'industria farmaceutica. Mio padre invece una adorata persona che però veniva da una famiglia più normale. Il poter vivere in questi posti che appartenevano alla famiglia Visconti o alla famiglia Erba, queste meravigliose ville, vedere quadri straordinari è stato estremamente formativo"L'influenza dell'ambiente e delle persone che lo circondano fin dall'infanzia condiziona il suo modo di lavorare e Gastel andrà sempre cercando quei modelli di bellezza ed eleganza nelle sue fotografie. 

"Io non volevo fare il fotografo nella mia vita, in realtà io avrei pensato di fare il poeta. Poi ho avuto una fidanzata che mi ha molto molto forzato perchè trovava che avevo talento nella fotografia e mi ha fatto un grande regalo. Certamente se non avessi fatto il fotografo avrei tentato di fare il poeta di professione. Mi piace, continuo a scrivere e la poesia è un grande amore della mia vita. Trovo anche dei paralleli tra fotografia e poesia come tra romanzo e cinema, sono mondi abbastanza paralleli. La sintesi ed il rigore che c'è nella poesia lo ritrovo anche nella fotografia."
"Io ho cominciato negli anni settanta quando la moda italiana non c'era. Ho cominciato nel '76 a fare gavetta. Nel frattempo, mentre mi preparavo, è nato il made in Italy che mi ha subito imbarcato, per fortuna, ed è stata la più grande fortuna storica della mia vita. Ovviamente dai primi anni ottanta, da quando è scoppiato il made in Italy ad oggi si sono alternate letture del mondo della moda infinitamente diverse; è anche il gran divertimento di questo mestiere, tu adatti la tua creatività al mondo che cambia, il mondo sfila davanti alla tua macchina fotografica con le sue variazioni e tu devi trovarne un eco dentro di te."

Una delle cose che colpiscono ascoltando le interviste di Gastel è l'utilizzo della parola fortuna. La menziona più volte, spesso dice di aver avuto fortuna per via delle  sue origini aristocratiche e per essersi trovato nel posto giusto, al momento giusto, a fare la cosa giusta. La fortuna   è qualcosa  che incroci e che devi saper cogliere. "L'essere nipote di Lucchino Visconti è stata una grande lezione. Naturalmente quando si è all'ombra di un gigante così bisogna imparare tanto. Più che imparare dalle opere che sono straordinarie  ma sono il frutto della sua creatività si impara il metodo. Visconti aveva una enorme serietà, una preparazione assoluta, una immersione nel lavoto totale, aveva un modo di gestire il tempo completamente dentro il prodotto che doveva dare. Questa grande serietà è stata di esempio per tutta la mia vita. Poi l'essere parente ti apre certamente qualche porta... poi te la chiude anche, ti danno forse una prima opportunità  e poi è difficile che ti danno la seconda, per cui la prima devi coglierla al volo, per cui se tu hai qualcosa da dire aiuta, se non hai niente da dire non serve a niente neanche essere parenti di nessuno."

Parlando delle persone che hanno influenzato la sua vita, Gastel menziona i grandi nomi del made in Italy, Armani, Capucci, "Versace è forse il più geniale di tutti quelli che ho incontrato. Mi diceva divertiti, stupiscimi, fai una cosa che non mi aspetto". "Il lavoro della moda è un lavoro di equilibrio tra la forza della committenza ed il tuo stile personale; si tratta di trovare una sorta di mediazione, non è la mia espressione pura, io devo entrare nella testa delle grandi aziende che mi affidano il loro marchio, cercare di capirlo e trovare dentro il mio stile personale delle rispondenze a questo input". Nel mondo della moda ci sono gli stilisti, ma anche le modelle. Gastel racconta che nei casting cerca qualcosa che vada oltre la bellezza, cerca anche l'anima perchè se non c'è anima, se negli occhi della modella non c'è nulla, con la tua fotografia le passi attraverso e vedi il fondale.  "Forse la modella che mi ha stupito di più è Linda Evangelista che ho cominciato a fotografare quando era giovanissima, è arrivata a diciotto anni a Milano, negli anni ottanta, e si capiva che era destinata a diventare una star assoluta, già a diciotto anni. Una donna piena di personalità ed un anmale da fotografia. Tra l'altro io non capivo perchè, le prime volte che la fotografavo, non le parlavo e lei faceva esattamente le espressioni che avevo in mente.  Allora gliel'ho chiesto e lei mi ha risposto - è facilissimo, io guardo le facce che fai tu di fianco alla macchina fotografica e le rifaccio - E' geniale, lei riusciva a entrare nella testa dei fotografi e ad essere come tu la volevi, anche senza molte parole".

In merito alla fotografia digitale, che molti della sua generazione definiscono come la morte della fotografia, Gastel ha un'idea diversa. "Ho sempre cercato di miscelare nela mia fotografia qualcosa di storico e qualcosa di avvenieristico. Ho sempre lavorato con grandi formati, la fotografia un po' del Far West,  proprio telo nero e soffietto, però applicata allo sviluppo Polaroid che era una tecnologia avvenieristica. Adesso tutto questo universo sta finendo, la fotografia si rinnova con l'ingresso del digitale. Io, finchè mi è concesso, lavorerò con apparecchiature di tipo analogico e non digitale, però contemporaneamente sto molto studiando la fotografia digitale nel senso che è sicuramente il futuro ed è molto stimolante, nel senso che sta nascendo una fotografia che è nuova, completamente nuova. Quello che penso è che non bisogna ostinarsi a fare le fotografie di una volta con le tecnologie nuove, bisogna cercare una nuova fotografia. Da un certo punto di vista il movimento fotografico non è mai stato così vivo come adesso e ne sono molto felice." 

Nella fotografia, anche per via dell'evoluzione del mondo della comunicazione, della rete, sembra che tutto sia stato già inventato e che tutti abbiano visto tutto. E' interessante la chiave di lettura di Gastel su questo argomento, su come a suo avviso un giovane fotografo possa ancora fare qualcosa di nuovo e diventare un bravo fotografo. "Penso che per chi fa un mestiere creativo il passato non deve esistere. Tu devi giocarti la tua chance quel giorno li, su quel lavoro li, come se non ci fosse niente prima e niente dopo. E' l'unica volta in cui puoi dimostrare di essere un grande fotografo, di avere una visione del mondo e anche del prodotto. Se tu riesci a fare questo tutti i giorni, l'emozione c'è sempre e ti rinnovi continuamente". "Quasi tutti terrorizzano i giovani dicendo che il mondo è terribile, che non ci sarà mai possibilità di lavoro, ma tutto ciò non è vero. La fotografia per esempio è una grande madre e per chi apporta una lieve variazione alla norma c'è sempre spazio, ci sarà sempre... non grandi rivoluzioni che non sono in grado di fare, ma piccoli spostamenti. Quello che mi preoccupa un po' dei giovani è che spesso arrivano ad un livello che è quello dei professionisti affermati e pensano di essere arrivati... invece il lavoro comincia da li, bisogna spostare un millimetro, un centimetro avanti l'offerta. Bisogna dare a chi vede il tuo prodotto di dire -beh, questa  cosa non c'era -  ed a quel punto il lavoro c'è, c'è in giro per il mondo e si può vivere tranquillamente di fotografia. E' faticoso trovare una variazione, doloroso anche, ma quella è la differenza tra un buon fotografo ed uno normale".

Una delle cose su cui Gastel ama soffermarsi è lo stile, in questo caso lo stile del fotografo, qualcosa che si ha e che evolve con il fotografo stesso. "Io penso che lo stile sia un lavoro a togliere, a ripulire. Uso sempre meno, sempre meno luci, sempre meno fondali, sempre meno ambientazioni. Da ragazzo cerchi di mettere idee su idee su idee su idee, poi piano piano cominci a togliere, a togliere, a ripulire; quello che resta è la tua visione. Io penso che la fotografia non parli della realtà ma ne disegni una parallela, che è la mia realtà. Io racconto un po' il mondo come mi piacerebbe che fosse, e questa è una grande libertà che da il mio mestiere, è formidabile."





Le interviste che ho ascoltato sono realizzate in tempi diversi, le prima anni fa, l'ultimadi recente. Eppure la freschezza delle sue parole è sempre la stessa, così come l'entusiasmo nel raccontare il suo utopico progetto finale e nel descrivere il bello della fotografia. "Io dico sempre che il mio punto di arrivo finale sarà quello di fotografare il nulla ma capire che l'ho fotografato io, questo è il progetto finale. Però quello che mi pace di questo mestiere  è che la sera sono sempre un po' deluso di quello che ho fatto ma ogni mattina ho una nuova possibilità per provare a fare la foto perfetta, quella che mi darà la pace; oggi non sono riuscito ma domani mattina ci riprovo. In questa continua possibilità che offre il mio lavoro c'è questo bellissimo e utopico raggiungimento della perfezione. Questo è meraviglioso, credo che sia uno dei pochi mestieri che lo concedono".